A Ugo Grozio a Parigi
Dalla Villa d'Arcetri, 15 Agosto 1636.
Quale e quanta sia stata e sia la confidenza, che ho nella generosità e candidezza dell' animo di V.S. Illustriss., chiaro ed indubitabile testimonio le ne può
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rendere l'aver io già liberamente confidato nella sua mano la mia invenzione della longitudine2.La relazione fattami dal mio amatissimo e vero amico - dico del Sig. Diodati3 - della nobiltà di V.S. Illustriss. aggiunta al comun grido della realtà e fedeltà, che rende spettabile appresso tutti gli nomini la sua nazione, non manco mi spignerebbe a riporre nella sua potestà la stessa propria vita.
Sicchè, stante questo saldo fondamento, vengo con semplici e schiette parole a pregarla che a favor del mio negozio voglia interporre ed impiegare quella autorità, che la sua condizione gli concede appresso i più grandi della sua patria; il qual favore io tanto più sicuramente mi prometto, quanto che la mia oblazione è fatta apertamente, e lontana da brame avare, e solo per arrecar giovamento alla mirabile arte della navigazione, in cosa tanto desiderata e di tanta utilità.
Io mando le lettere e la scrittura tutte aperte in mano del Sig. Diodati, acciò le comunichi con V.S. Illustriss.; e questo fo acciò ch'ella possa - veduto il contenuto di esse - più acconciamente toccare le principali mie intenzioni a quelli, appresso a i quali ella mi favorirà, tra i quali uno, per quanto intendo, dovrà essere l'Illustriss. Sig. Realio4. Quello sopra di che bisogna gagliardamente premere, è che quei Sigg. si risolvano ad abbracciar l'impresa, nè si lascino atterrire o diffidino della riuscita per non gli esser presentata la cosa già fatta, stabilità e dall' esperienza confermata; perchè tali stabilimenti non posson esser fatti da me nè da altre persone private, che non hanno navi da navigare nè numero di sudditi da mandare e disporre in vari luoghi per far le debite osservazioni e relazioni: le quali cose tutte ricercano potenza, autorità e lunghezza di tempo, che dalla tenuità di fortuna e gravezza d'anni mi son tutte negate. Quello che al fatto sin qui posse aggiungere, sarà il tentare di rimuovere quelle difficultà, che potrebber esser proposte a quei Sigg., le quali se mi saranno notificate, andrò rimovendo, se saranno rimovibili, o ammettendole, se saranno insuperabili.
Dalla lettura di tutte le scritture, che mando aperte, rimarrà V.S. Illustriss. talmente informata di questo negozio, che non occorre, che io con suo doppio tedio la tenga accupata d'avvantaggio. Le dirò dunque solamente questo, che io gli resterò in perpetuo obbligato, se farà opera appresso i suoi compatriotti, ed in particolare coll' Illustriss. Sig. Realio, che quei Sigg. applichino con saldo proposito l'animo alla mia proposizione, sicchè si risolvano a porvi mano con ferma speranza di certa riuscita, perchè assolutamente altro mezzo non ci è che questo, e questo è tanto accomodato ed eccellente, che di maggior eccellenza non poteva desiderio umano domandarlo.
E qui con reverente affetto bacio la mano a V.S. Illustriss., e della mia devotissima servitù le fo libera offerta.